The Hazel-nut Child
(MP3-5'25'')
There was once upon a time a couple who had no children, and they prayed Heaven every day to send them a child, though it were no bigger than a hazel-nut. At last Heaven heard their prayer and sent them a child exactly the size of a hazel-nut, and it never grew an inch. The parents were very devoted to the little creature, and nursed and tended it carefully. Their tiny son too was as clever as he could be, and so sharp and sensible that all the neighbours marvelled over the wise things he said and did.
When the Hazel-nut child was fifteen years old, and was sitting one day in an egg-shell on the table beside his mother, she turned to him and said, 'You are now fifteen years old, and nothing can be done with you. What do you intend to be?'
'A messenger,' answered the Hazel-nut child.
Then his mother burst out laughing and said, 'What an idea! You a messenger! Why, your little feet would take an hour to go the distance an ordinary person could do in a minute!'
But the Hazel-nut child replied, 'Nevertheless I mean to be a messenger! Just send me a message and you'll see that I shall be back in next to no time.'
So his mother said, 'Very well, go to your aunt in the neighbouring village, and fetch me a comb.' The Hazel-nut child jumped quickly out of the egg-shell and ran out into the street. Here he found a man on horseback who was just setting out for the neighbouring village. He crept up the horse's leg, sat down under the saddle, and then began to pinch the horse and to prick it with a pin. The horse plunged and reared and then set off at a hard gallop, which it continued in spite of its rider's efforts to stop it. When they reached the village, the Hazel-nut child left off pricking the horse, and the poor tired creature pursued its way at a snail's pace. The Hazel-nut child took advantage of this, and crept down the horse's leg; then he ran to his aunt and asked her for a comb. On the way home he met another rider, and did the return journey in exactly the same way. When he handed his mother the comb that his aunt had given him, she was much amazed and asked him, 'But how did you manage to get back so quickly?'
'Ah! mother,' he replied, 'you see I was quite right when I said I knew a messenger was the profession for me.'
His father too possessed a horse which he often used to take out into the fields to graze. One day he took the Hazel-nut child with him. At midday the father turned to his small son and said, 'Stay here and look after the horse. I must go home and give your mother a message, but I shall be back soon.'
When his father had gone, a robber passed by and saw the horse grazing without any one watching it, for of course he could not see the Hazel-nut child hidden in the grass. So he mounted the horse and rode away. But the Hazel-nut child, who was the most active little creature, climbed up the horse's tail and began to bite it on the back, enraging the creature to such an extent that it paid no attention to the direction the robber tried to make it go in, but galloped straight home. The father was much astonished when he saw a stranger riding his horse, but the Hazel-nut child climbed down quickly and told him all that had happened, and his father had the robber arrested at once and put into prison.
One autumn when the Hazel-nut child was twenty years old he said to his parents: Farewell, my dear father and mother. I am going to set out into the world, and as soon as I have become rich I will return home to you.'
The parents laughed at the little man's words, but did not believe him for a moment. In the evening the Hazel-nut child crept on to the roof, where some storks had built their nest. The storks were fast asleep, and he climbed on to the back of the father-stork and bound a silk cord round the joint of one of its wings, then he crept among its soft downy feathers and fell asleep.
The next morning the storks flew towards the south, for winter was approaching. The Hazel-nut child flew through the air on the stork's back, and when he wanted to rest he bound his silk cord on to the joint of the bird's other wing, so that it could not fly any farther. In this way he reached the country of the black people, where the storks took up their abode close to the capital. When the people saw the Hazel-nut child they were much astonished, and took him with the stork to the King of the country. The King was delighted with the little creature and kept him always beside him, and he soon grew so fond of the little man that he gave him a diamond four times as big as himself.
The Hazel-nut child fastened the diamond firmly under the stork's neck with a ribbon, and when he saw that the other storks were getting ready for their northern flight, he untied the silk cord from his stork's wings, and away they went, getting nearer home every minute. At length the Hazel-nut child came to his native village; then he undid the ribbon from the stork's neck and the diamond fell to the ground; he covered it first with sand and stones, and then ran to get his parents, so that they might carry the treasure home, for he himself was not able to lift the great diamond.
So the Hazel-nut child and his parents lived in happiness and prosperity after this till they died.
From the Bukowinaer. Von Wlislocki.
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Il bambino-nocciola
C’era una volta una coppia che non aveva figli e pregava ogni giorno il cielo di mandar loro un bambino anche se non fosse stato grande neppure quanto una nocciola. Alla fine il cielo ascoltò le loro preghiere e mandò un bambino esattamente delle dimensioni di una nocciola e non crebbe mai più di un pollice. I genitori erano molto affezionati alla loro creaturina e la allevarono e la accudirono teneramente. Per quanto piccolo fosse il loro figlio, era intelligente quanto lo doveva essere e così perspicace e assennato che tutti i vicini si meravigliavano delle cose sagge che diceva e faceva.
Quando il bambino-nocciola ebbe quindici anni e un giorno era seduto in un guscio d’uovo sul tavolo accanto alla madre, lei gli si rivolse e disse: “Adesso hai quindici anni, non hai più bisogno di niente. Che cosa vorresti essere?”
“Un messaggero.” rispose il bambino-nocciola.
Allora sua madre scoppiò a ridere e disse: “Che idea! Tu fare il messaggero! Piccolo come sei, percorreresti in un’ora la distanza che una persona normale coprirebbe in un minuto!”
Ma il bambino -nocciola rispose: “Tuttavia io sarò un messaggero! Mandami con un messaggio e vedrai che tornerò indietro in men che non si dica.”
Così la madre disse: “Benissimo, vai da tua zia nel villaggio vicino e portami un pettine.” il bambino-nocciola balzò fuori rapidamente dal guscio d’uovo e corse per strada. Lì trovò un uomo a cavallo che stava proprio partendo per il villaggio vicino, si arrampicò su una zampa del cavallo, si mise sotto la sella e poi cominciò a pizzicare il cavallo e a pungerlo con un ago. Il cavallo si chinò e si impennò poi partì al galoppo e continuò così malgrado gli sforzi del suo cavaliere per fermarlo.
Quando ebbero raggiunto il villaggio, il bambino-nocciola smise di pizzicare il cavallo e la povera bestia stanca percorse la via a passo di lumaca. Il bambino-nocciola ne approfittò e scese lungo la zampa del cavallo, poi corse dalla zia e le chiese un pettine. Sulla strada di casa incontrò un altro cavaliere e fece il viaggio di ritorno nel medesimo modo. Quando mise in mano alla madre il pettine che gli aveva dato la zia, lei fu molto sorpresa e chiese: “Come sei riuscito a farlo così rapidamente?”
Lui rispose: “Madre, hai visto che avevo ragione quando dicevo che quello del messaggero è il mio mestiere.”
Anche suo padre aveva un cavallo che era solito portare spesso nei campi a pascolare. Un giorno prese con sé il bambino-nocciola. A mezzogiorno il padre si rivolse al minuscolo figlio e disse: “Resta qui a sorvegliare il cavallo. Io devo andare a casa a portare un messaggio a tua madre, ma tornerò presto.”
Quando il padre se ne fu andato, passò di lì un ladro e vide il cavallo che pascolava senza nessuno che lo sorvegliasse perché naturalmente non poteva vedere il bambino-nocciola nascosto nell’erba. Così montò a cavallo e se ne andò, ma il bambino-nocciola, che era la creaturina più sveglia, si arrampicò sulla coda del cavallo e cominciò a mordergli il posteriore, facendo arrabbiare tanto l’animale che non badò alla direzione in cui il ladro voleva condurlo, ma galoppò difilato verso casa. Il padre si stupì molto nel vedere un forestiero che montava il cavallo, ma il bambino-nocciola scese rapidamente e gli raccontò tutto ciò che era successo, così il padre fece arrestare e mettere subito il ladro in prigione.
L’autunno in cui compì vent’anni, il ragazzo-nocciola disse ai genitori: “Arrivederci, capo padre e cara madre. Voglio andare per il mondo e appena sarò diventato ricco, tornerò a casa da voi.”
I genitori risero delle parole del piccolo uomo e non gli credettero neppure per un istante. La sera il ragazzo-nocciola sgusciò nella soffitta in cui alcune cicogne avevano costruito il nido. Le cicogne erano addormentate e lui si arrampicò sul dorso della cicogna padre e legò una cordicella di seta intorno alla giuntura di un’ala, poi sgusciò fra le sue soffici piume e si addormentò.
Il mattino seguente le cicogne volarono verso il sud perché l’inverno si stava avvicinando. Il ragazzo-nocciola volò in aria sul dorso della cicogna e quando voleva riposare, legava il cordoncino di seta alla giuntura dell’altra ala dell’uccello che cì che non volasse più avanti. In questo modo raggiunse il paese della gente di colore nero nella cui capitale le cicogne presero dimora. Quando la gente vide il ragazzo-nocciola, fu molto stupita e lo portò dal re del paese insieme con la cicogna. Il re fu contento di quella piccola creatura e la tenne sempre accanto a sé; si affezionò tanto all’ometto che gli diede un diamante quattro volte più grande di lui.
Il ragazzo-nocciola assicurò saldamente il diamante al collo della cicogna con un nastro e quando vide che le altre cicogne erano pronte a volare verso il nord, slegò il cordoncino di seta dalle ali della cicogna e andarono via, avvicinandosi sempre più a casa. Alla fine il ragazzo-nocciola tornò al villaggio natio; lì sciolse il nastro dal collo della cicogna e il diamante cadde a terra; prima lo coprì con sabbia e sassi poi corse dai genitori così che potessero portare a casa il tesoro perché lui non era in grado di sollevare il grosso diamante.
Così il ragazzo-nocciola e i suoi genitori vissero felici e ricchi fino alla morte.
Fiaba della Bukovina, Romania, raccolta da Heinrich von Wlislocki
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(traduzione dall'inglese di Annarita Verzola)
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