Fortune and the Wood-Cutter
(MP3-06'17'')
Several hundreds of years ago there lived in a forest a wood-cutter and his wife and children. He was very poor, having only his axe to depend upon, and two mules to carry the wood he cut to the neighbouring town; but he worked hard, and was always out of bed by five o'clock, summer and winter.
This went on for twenty years, and though his sons were now grown up, and went with their father to the forest, everything seemed to go against them, and they remained as poor as ever. In the end the wood-cutter lost heart, and said to himself:
'What is the good of working like this if I never am a penny the richer at the end? I shall go to the forest no more! And perhaps, if I take to my bed, and do not run after Fortune, one day she may come to me.'
So the next morning he did not get up, and when six o'clock struck, his wife, who had been cleaning the house, went to see what was the matter.
'Are you ill?' she asked wonderingly, surprised at not finding him dressed. 'The cock has crowed ever so often. It is high time for you to get up.'
'Why should I get up?' asked the man, without moving.
'Why? to go to the forest, of course.'
'Yes; and when I have toiled all day I hardly earn enough to give us one meal.'
'But what can we do, my poor husband?' said she. 'It is just a trick of Fortune's, who would never smile upon us.'
'Well, I have had my fill of Fortune's tricks,' cried he. 'If she wants me she can find me here. But I have done with the wood for ever.'
'My dear husband, grief has driven you mad! Do you think Fortune will come to anybody who does not go after her? Dress yourself, and saddle the mules, and begin your work. Do you know that there is not a morsel of bread in the house?'
'I don't care if there isn't, and I am not going to the forest. It is no use your talking; nothing will make me change my mind.'
The distracted wife begged and implored in vain; her husband persisted in staying in bed, and at last, in despair, she left him and went back to her work.
An hour or two later a man from the nearest village knocked at her door, and when she opened it, he said to her: 'Good-morning, mother. I have got a job to do, and I want to know if your husband will lend me your mules, as I see he is not using them, and can lend me a hand himself?'
'He is upstairs; you had better ask him,' answered the woman. And the man went up, and repeated his request.
'I am sorry, neighbour, but I have sworn not to leave my bed, and nothing will make me break my vow.'
'Well, then, will you lend me your two mules? I will pay you something for them.'
'Certainly, neighbour. Take them and welcome.'
So the man left the house, and leading the mules from the stable, placed two sacks on their back, and drove them to a field where he had found a hidden treasure. He filled the sacks with the money, though he knew perfectly well that it belonged to the sultan, and was driving them quietly home again, when he saw two soldiers coming along the road. Now the man was aware that if he was caught he would be condemned to death, so he fled back into the forest. The mules, left to themselves, took the path that led to their master's stable.
The wood-cutter's wife was looking out of the window when the mules drew up before the door, so heavily laden that they almost sank under their burdens. She lost no time in calling her husband, who was still lying in bed.
'Quick! quick! get up as fast as you can. Our two mules have returned with sacks on their backs, so heavily laden with something or other that the poor beasts can hardly stand up.'
'Wife, I have told you a dozen times already that I am not going to get up. Why can't you leave me in peace?'
As she found she could get no help from her husband the woman took a large knife and cut the cords which bound the sacks on to the animals' backs. They fell at once to the ground, and out poured a rain of gold pieces, till the little court-yard shone like the sun.
'A treasure!' gasped the woman, as soon as she could speak from surprise. 'A treasure!' And she ran off to tell her husband.
'Get up! get up!' she cried. 'You were quite right not to go to the forest, and to await Fortune in your bed; she has come at last! Our mules have returned home laden with all the gold in the world, and it is now lying in the court. No one in the whole country can be as rich as we are!'
In an instant the wood-cutter was on his feet, and running to the court, where he paused dazzled by the glitter of the coins which lay around him.
'You see, my dear wife, that I was right,' he said at last. 'Fortune is so capricious, you can never count on her. Run after her, and she is sure to fly from you; stay still, and she is sure to come.'
Traditions Populaires de l'Asie Mineure
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La Fortuna e il taglialegna
Alcune centinaia di anni fa in una foresta vivevano un taglialegna, sua moglie e i figli. Era assai povero, aveva solo la sua scure su cui contare e due muli per trasportare nella vicina città la legna che tagliava, ma lavorava duramente e si alzava sempre dal letto alle cinque del mattino, che fosse estate o inverno.
Le cose andarono così per vent’anni e sebbene ora i suoi figli fossero cresciuti e andassero nella foresta con il padre, sembrava che tutto congiurasse contro di loro e restavano poveri più che mai. Alla fine il taglialegna si perse d’animo e si disse:
’A che pro lavorare così se alla fine non mi arricchisco mai di un penny? Non andrò più nella foresta! E forse, se resto a letto e non corro dietro alla Fortuna, un giorno può darsi che verrà da me.’
Così il mattino seguente non si alzò e, quando la sveglia suonò le sei, sua moglie, che stava pulendo la casa, andò a vedere quale fosse il motivo.
”Sei malato?” chiese lei meravigliata, sorpresa di non trovarlo vestito. “Il gallo ha cantato spesso. È ora che ti alzi.”
”Perché dovrei alzarmi?” chiese l’uomo, senza muoversi.
”Perché? Per andare nella foresta, naturalmente.”
”Oh, sì e quando avrò lavorato tutto il giorno, avrò guadagnato a malapena il necessario per un pasto.”
”Che cosa ci possiamo fare, povero marito mio?” disse lei. “È solo uno scherzo della Fortuna, che non ci ha mai sorriso.”
”Ebbene, ne ho abbastanza degli scherzo della Fortuna,” gridò lui. “Se mi vuole, può trovarmi qui. Io ho chiuso per sempre con il bosco.”
”Mio caro marito, il dolore ti ha fatto impazzire! Pensi che la Fortuna vada da chiunque non le corra più dietro? Vestiti, sella i muli e comincia il lavoro. Sai che non abbiamo in casa un tozzo di pane?”
”Non mi importa se non ce n’è e io non sto andando nella foresta. È inutile che parli; nulla mi farà cambiare idea.”
La moglie sconvolta pregò e imploro invano; il marito insisteva nel restare a letto e alla fine, disperata, lo lasciò perdere e tornò al proprio lavoro.
Una o due ore più tardi un uomo del villaggio più vicino bussò alla sua porta e quando lei aprì, lui le disse: “Buongiorno, madre. Ho un lavoro da fare e voglio sapere se vostro marito può prestarmi i vostri muli, e siccome vedo che non li sta usando, potrebbe darmi una mano lui stesso?”
”È di sopra, fareste meglio a chiederglielo.” Rispose la donna. E l’uomo salì e ripeté la domanda.
”Mi dispiace, vicino, ma ho giurato di non lasciare il letto e nulla mi farà infrangere il voto.”
”E va bene, allora mi prestereste i vostri due muli? Ve li pagherò qualcosa.”
”Certamente, vicino. Prendeteli, prego.”
Così l’uomo lasciò la casa e, prendendo in prestito i muli dalla stalla, mise due sacchi sui loro dorsi e lo condusse fino a un campo in cui aveva trovato un tesoro nascosto. Riempì di denaro i sacchi, sebbene sapesse perfettamente che apparteneva al sultano, e li stava tranquillamente conducendo di nuovo a casa quando vide due soldati sopraggiungere lungo la strada. L’uomo era consapevole che, se lo avessero catturato, sarebbe stato condannato a morte, così fuggì nella foresta. I muli, lasciati a loro stessi, imboccarono il sentiero che conduceva alla stalla del loro padrone.
La moglie del taglialegna stava guardando fuori dalla finestra quando i muli si fermarono davanti alla porta, così carichi che quasi crollavano sotto il peso. Non perse tempo e chiamò il marito, che stava ancora a letto.
”Svelto, svelto! Fai più presto che puoi. I nostri muli sono tornati con dei sacchi sul dorso, così pesantemente riempiti di non so che cosa che le povere bestie quasi non si reggono in piedi.”
”Moglie, ti ho detto una dozzina di volte che non ho intenzione di alzarmi. Perché non puoi lasciarmi in pace?”
Rendendosi conto che non avrebbe ricevuto aiuto dal marito, la donna prese un lungo coltello e tagliò le corde che legavano i sacchi sui dorsi degli animali. Essi caddero a terra e ne scaturì una pioggia di pezzi d’oro tanto che il piccolo cortile scintillava come il sole.
”Un tesoro!” rantolò la donna, appena poté parlare per la sorpresa. “un tesoro!” e corse a dirlo al marito.
”Alzati! Alzati!” gridava. “Hai avuto proprio ragione e non andare nella foresta e ad aspettare la Fortuna nel letto; alla fine è arrivata! I nostri muli sono tornati a casa carichi di tutto l’oro del mondo e ora è sparso nel nostro cortile. Nessuno in paese è ricco come noi!”
In un attimo il taglialegna fu in piedi e corse in cortile, dove si fermò, abbagliato dallo scintillio delle monete che giacevano intorno a lui.
”Mia cara moglie, hai visto che avevo ragione.” disse alla fine. “La Fortuna è così capricciosa che non ci puoi contare. Corri verso di lei e di sicuro volerà via da te; stai fermo e lei di certo verrà.”
Tradizione popolare dell’Asia Minore
(traduzione dall'inglese di Annarita Verzola)
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