Jorinde and Joringel
(MP3-5'54'')
There was once upon a time a castle in the middle of a thick wood where lived an old woman quite alone, for she was an enchantress. In the day-time she changed herself into a cat or a night-owl, but in the evening she became like an ordinary woman again. She could entice animals and birds to come to her, and then she would kill and cook them. If any youth came within a hundred paces of the castle, he was obliged to stand still, and could not stir from the spot till she set him free; but if a pretty girl came within this boundary, the old enchantress changed her into a bird, and shut her up in a wicker cage, which she put in one of the rooms in the castle. She had quite seven thousand of such cages in the castle with very rare birds in them.
Now, there was once a maiden called Jorinde, who was more beautiful than other maidens. She and a youth named Joringel, who was just as good-looking as she was, were betrothed to one another. Their greatest delight was to be together, and so that they might get a good long talk, they went one evening for a walk in the wood. ‘Take care,’ said Joringel, ‘not to come too close to the castle.’ It was a beautiful evening; the sun shone brightly between the stems of the trees among the dark green leaves of the forest, and the turtle-dove sang clearly on the old maybushes.
Jorinde wept from time to time, and she sat herself down in the sunshine and lamented, and Joringel lamented too. They felt as sad as if they had been condemned to die; they looked round and got quite confused, and did not remember which was their way home. Half the sun was still above the mountain and half was behind it when Joringel looked through the trees and saw the old wall of the castle quite near them. He was terrified and half dead with fright. Jorinde sang:
My little bird with throat so red, sings sorrow, sorrow, sorrow; He sings to the little dove that’s dead, Sings sorrow, sor—jug, jug, jug.’
Joringel looked up at Jorinde. She had been changed into a nightingale, who was singing ‘jug, jug.’ A night-owl with glowing eyes flew three times round her, and screeched three times ‘tu-whit, tu-whit, tu-whoo.’ Joringel could not stir; he stood there like a stone; he could not weep, or speak, or move hand or foot.
Now the sun set; the owl flew into a bush, and immediately an old, bent woman came out of it; she was yellow-skinned and thin, and had large red eyes and a hooked nose, which met her chin. She muttered to herself, caught the nightingale, and carried her away in her hand. Joringel could say nothing; he could not move from the spot, and the nightingale was gone. At last the woman came back again, and said in a gruff voice, ‘Good evening, Zachiel; when the young moon shines in the basket, you are freed early, Zachiel.’ Then Joringel was free. He fell on his knees before the old woman and implored her to give him back his Jorinde, but she said he should never have her again, and then went away. He called after her, he wept and lamented, but all in vain. ‘What is to become of me!’ he thought. Then he went away, and came at last to a strange village, where he kept sheep for a long time. He often went round the castle while he was there, but never too close. At last he dreamt one night that he had found a blood-red flower, which had in its centre a beautiful large pearl. He plucked this flower and went with it to the castle; and there everything which he touched with the flower was freed from the enchantment, and he got his Jorinde back again through it. When he awoke in the morning he began to seek mountain and valley to find such a flower. He sought it for eight days, and on the ninth early in the morning he found the blood-red flower. In its centre was a large dew-drop, as big as the most lovely pearl. He travelled day and night with this flower till he arrived at the castle. When he came within a hundred paces of it he did not cease to be able to move, but he went on till he reached the gate. He was delighted at his success, touched the great gate with the flower, and it sprung open. He entered, passed through the courtyard, and then stopped to listen for the singing of the birds; at last he heard it. He went in and found the hall in which was the enchantress, and with her seven thousand birds in their wicker cages. When she saw Joringel she was furious, and breathed out poison and gall at him, but she could not move a step towards him. He took no notice of her, and went and looked over the cages of birds; but there were many hundred nightingales, and how was he to find his Jorinde from among them? Whilst he was considering, he observed the old witch take up a cage secretly and go with it towards the door. Instantly he sprang after her, touched the cage with the flower, and the old woman as well. Now she could no longer work enchantments, and there stood Jorinde before him, with her arms round his neck, and more beautiful than ever. Then he turned all the other birds again into maidens, and he went home with his Jorinde, and they lived a long and happy life.
Grimm.
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Jorinde e Joringel
C’era una volta un castello in mezzo a fitto bosco in cui viveva una vecchia completamente sola perché era una strega. Di giorno si trasformava in un gatto o in gufo ma ogni sera diventava di nuovo una donna qualunque. sapeva attrarre a sé animali e uccelli e poi li uccideva e li cucinava. Se qualche giovane arrivava a cento passi dal castello, era costretto a restare immobile e non poteva muoversi dal posto finché lei non lo lasciava libero; ma se una graziosa ragazza si avvicinava a questo limite, la vecchia strega la tramutava in un uccello e la chiudeva in una gabbia di vimini che metteva in una delle stanze del castello. Aveva quasi settemila di queste gabbie nel castello con dentro uccelli assai rari.
C’era una ragazza di nome Jorinde che era la più bella tra tutte le fanciulle. Lei e un ragazzo di nome Joringel, che era di bell’aspetto quanto lei, erano promessi l’una all’altro. La loro più grande gioia era stare insieme e per poter fare una lunga chiacchierata, una sera andarono a passeggiare nel bosco. “Stiamo attenti a non avvicinarci troppo al castello.” disse Joringel. Era una splendida sera, il sole brillava fra i tronchi degli alberi in mezzo alle foglie di colore verde scuro della foresta e le tortore cantavano distintamente sui vecchi biancospini.
Jorinde di tanto in tanto piangeva e si sedeva nel tramonto lamentandosi, e anche Joringel si lamentava. Si sentivano tanto tristi come se fossero stati condannati a morte; si guardavano intorno e si sentivano confusi, non rammentavano quale fosse la strada di casa. Il sole era mezzo sopra la montagna e mezzo dietro di essa quando Joringel guardò tra gli alberi e vide le vecchie mura del castello quasi vicino a loro. Ne fu terrorizzato e mezzo morto di paura. Jorinde cantò:
Il mio uccellino dalla gola così rossa, canta afflitto, afflitto, afflitto; canta alla piccola colomba che è morta, canta afflitto, affl… jug, jug,jug
Joringel guardò Jorinde. Era stata trasformata in un’allodola che stava cantando ‘jug, jug’. Un gufo dagli occhi brillanti volò tre volte intorno a lei e stridette tre volte: ‘Tu-whit, tu-whit, tu-whoo’ Joringel non poteva muoversi, stava lì come una pietra; non poteva piangere o parlare o muovere una mano o un piede.
Il sole tramontò, il gufo volò in un cespuglio e immediatamente ne uscì una vecchia curva; era piccola e aveva la pelle gialla, grandi occhi rossi e un naso a becco che le toccava il mento. Borbottava fra sé, afferrò l’allodola e la portò via in mano. Joringel non poteva dire nulla; non poté muoversi dal posto e l’allodola fu perduta. Alla fine la donna tornò di nuovo indietro e disse con voce roca: “Buonasera, Zachiel; quando la luna nuova splenderà nel paniere, tu sarai presto libero, Zachiel.” Allora Jorigel fu libero. Cadde in ginocchio davanti alla vecchia, implorandola di ridargli indietro la sua Jorinde, ma lei disse che non l’avrebbe mai avuta di nuovo e poi andò via. Lui la chiamò, pianse e si lamentò, ma fu tutto inutile. ‘Che ne sarà di me!’ pensò. Poi andò via e giunse infine in uno strano villaggio in cui guardò le pecore per lungo tempo. Spesso andava dalle parti del castello mentre era là, ma mai troppo vicino. Alla fine una notte sognò che aveva trovato un fiore rosso come il sangue che in mezzo aveva una grande e magnifica perla. Lui colse questo fiore e con esso andò al castello; lì qualsiasi cosa toccasse con il fiore, era libera dall’incantesimo e per mezzo del fiore riportò indietro Jorinde. Quando la mattina si svegliò, cominciò a cercare sulla montagna e nella valle per trovare un simile fiore. Guardò per otto giorni e il nono, la mattina presto, trovò il fiore rosso sangue. Al centro aveva una grande goccia di rugiada, grande come la più bella delle perle. Viaggio giorno e notte con il fiore finché giunse al castello. Quando fu a cento passi non smise di potersi muovere e andò avanti finché raggiunse il cancello. Contento del successo, toccò il grande cancello con il fiore e esso si aprì. Entrò, passò attraverso il cortile e poi si fermò ad ascoltare il canto degli uccelli; alla fine lo udì. Andò dentro e trovò la sala in cui c’era la strega e con le i settemila uccelli nelle loro gabbie di vimini. Quando vide Joringel la strega si infuriò e gli soffiò addosso veleno e fiele, ma non poté muovere un passo verso di lui. Lui fece finta di non vederla e andò a guardare le gabbie degli uccelli, ma c’erano centinaia di allodole e come avrebbe potuto trovare Jorinde in mezzo a esse? Mentre vi stava riflettendo, notò la vecchia strega prendere di nascosto una gabbia e andare con essa verso la porta. Immediatamente le balzò addosso, toccò la gabbia con il fiore e anche la vecchia. Ora non avrebbe più potuto fare incantesimi e lì davanti a lui c’era Jorinde, che gli gettava le braccia al collo, più bella che mai. Poi tramutò di nuovo in ragazze tutti gli altri uccelli e andò a casa con la sua Jorinde e vissero una vita lunga e felice.
Fratelli Grimm
(traduzione dall'inglese di Annarita Verzola)
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